Nello stesso tempo gli faceva sapere che un nuovo passatempo avrebbe avuto luogo sul davanti del castello; laonde si sbrigasse se bramava goderne la sua porzione. Ad ogni modo, si trovasse sullo spianato non più tardi del mezzodì colla solita comitiva di cani e di canattieri, ch'egli lo avrebbe aspettato colà in compagnia di Girardolo della Pusterla e di alcune lance. Tali essere gli ordini di Barnabò, il quale aveva già preso la volta di Marignano.
Lo Scannapecore maledì per la prima volta in cuor suo quell'immensa smania di cacciare nel Duca, e appena si racconsolò un poco nel pensare che piacere differito non è perduto, anzi acquista pregio e diventa più ghiotto. Pertanto corse a dar avviso della partenza ai compagni, e lesti lesti, preparata ogni cosa, s'avviarono alla volta del castello di porta Romana, tenendosi in mezzo i cani assicurati a due a due per mezzo di guinzagli e di una lunghissima corda. Essi giunsero sullo spianato in tempo che lo spettacolo era finito e la gente tornavasi tristamente a casa. Lo Sciancato, che stava per rientrare co' suoi nel castello, li vide spuntare dalla parte di s. Nazaro, e si trattenne sul margine del ponte levatojo. Quando furono vicini, voltosi allo Scannapecore, disse:
- Siete arrivati un po' tardi: la festa è già terminata. Se aveste udito come cantavano quei due gaglioffi: pareva che andassero a vespro e non a farsi bruciare.
- Che è stato? - Chi sono? - Che cosa han fatto? - Chiesero i canattieri tutti ad un tempo.
- A bel bello, figliuoli, disse lo Sciancato, la storia è un po' lunghetta e ve la racconterò per via.
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