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      E noi li lasceremo dormire in pace sino al dì appresso, e sognare dei casi loro finchè vogliono: solo ai lettori più curiosi degli altri, i quali chiedessero in che modo si trovasse lo Scannapecore al posto della vecchia Marta, diremo.... anzi non diremo nulla, perchè allora torremmo al nostro racconto quel po' di mistero, che a stento vi abbiamo introdotto. Però, lasciam libero ad essi di pensare che il canattiere possa essere tornato il dì appresso, dopo la caccia, che possa essersi recato dalla vecchia per saper nuove dell'armajuolo, che trovatovi il cane, e pigliato sospetto, abbia cavato il segreto dalla bocca della vecchia, che l'abbia costretta a spogliarsi e a sloggiare per lasciare ch'ei restasse: insomma, tutto quello che parrà loro più opportuno a spiegare la cosa. Quanto all'apparizione del teschio, se mai vi fosse qualche incredulo, abbiam posto a rinforzo di verità l'epigrafe tolta dal Giulini, colla sola differenza che, quello storico la pone nel maggio del 1383, mentre il nostro cronista ne parla siccome fosse avvenuta nel novembre del 1374.
     
      Il mattino vegnente il Duca tornava dal suo castello di Marignano, e stava per metter piede nel palazzo di s. Giovanni in Conca, allorchè, nel voltarsi un tratto, si vide a lato un tale che, buttatosegli a' ginocchi e presentandogli un cane, gli chiedea mercè.
      - Chi sei? chiese il Duca, il quale era io vena di buon umore.
      - Stefano Baggi, armajuolo, rispose colui sempre inginocchiato.
      - Ah! ah! adesso mi sovviene, disse Barnabò. L'hai trovato finalmente il cane!


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La cà dei cani. Cronaca milanese del secolo 14.
cavata da un manoscritto di un canattiere di Barnabo Visconti
di Carlo Tenca
Editore Borroni e Scotti Milano
1854 pagine 168

   





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