Già con voi altri bisogna adoperar la corda e la prigione per cavarne qualche cosa.
- Deh! messer Duca, non vogliate darmene cagione, rispose Stefano, perchè non ne ho una colpa al mondo. E qui si faceva a narrargli l'accaduto.
Il Duca lo stette ascoltando tra il maravigliato e lo sdegnoso, e quand'ebbe finito, gli disse:
- Alzati, valent'uomo; se ciò che mi narri, è vero, ti sarà fatta giustizia, e vedrai se Barnabò permette soprusi nella sua corte. Girardolo, soggiunse poi volto al suo familiare, stacca quattro lance e mandale al Carobbio per cercarvi lo Scannapecore. Vogliamo un po' godercela con quel tristo. E tu, armajuolo mio, bada di non aver detto bugie, perchè guai a te.
- Giuro per tutti i santi del paradiso, disse Stefano, che quello che dissi alla signoria vostra è vero, com'è vera la luce del sole.
- Ora lo vedremo, rispose il Duca.
Quand'ecco, intanto che le lauce stavano per avviarsi dalla parte del Malcantone, odesi un gran rumore di voci, e una moltitudine correre pazzamente alla volta del palazzo. Quando fu a pochi passi, i primi che s'affannavano, accortisi del Duca, cessarono dal gridare e diedero luogo ai sorvegnenti: tanto che lasciato uno spazio voto, si vide comparire una specie di lettiga, sulla quale era disteso alcun che rassomigliante al corpo d'una femmina. I quattro che la sostenevano, quando si videro in presenza di Barnabò, presi da subita paura, si tolsero quel peso dalle spalle e, lasciatolo cadere a terra, se la svignarono in mezzo alla folla.
- Che vuol dir ciò? chiese il Duca, il quale sospettava già della cosa.
| |
Duca Stefano Duca Barnabò Carobbio Scannapecore Stefano Duca Malcantone Duca Barnabò Duca
|