- vogliamo vedergli il cuore - a brani a brani. - E veramente la cosa sarebbe terminata a questo modo, ma un'ondata di Fiamminghi, fatto uno sforzo estremo, tentò di rompere quel cerchio. La zuffa andò in un convulso di uomini e cavalli, italiani e tedeschi, di gambe che si agitavano in aria, di mani che tentavano appoggiarsi in terra, e si sentivano masticare le dita dai denti di chi era sotto calpestato da tanti piedi e ginocchi. Era un turbine di cento mila diavoli che si divoravano fra di loro. - I gridi di Viva l'Italia, ammazza, scanna quei cani, rochi per l'arsura delle gole, crescono, oramai non sentesi più altro. - Dov'è la famosa guardia imperiale dei giganti Fiamminghi? uccisa. - Dove gli Ungaresi? uccisi. - E Federico Barbarossa? - Il suo cavallo è là sventrato, attorno sono i pezzi dell'armatura. - Il suo corpo? chi può riconoscerlo fra tanti cadaveri che han tronche le mani, le gambe e la testa? L'imperatore è morto(9). - Su tutti i punti del campo i Tedeschi, gettate le armi, fuggono alla disperata, fuggono chiedendo misericordia, ma non la trovano che nella fuga.
Per otto miglia di seguito la furia degli Italiani perseguitò i fuggiaschi imperiali, per otto miglia di seguito lo spazio fu seminato di carne tedesca. Sin sulle sponde del Ticino le spade repubblicane continuarono a ferire, e le acque di quel fiume andarono rigonfie pel barbaro annegato bestiame.
I Lombardi ritornando dal cacciare i nemici, ripassarono nel campo di Legnano dov'era rimasto ad aspettargli il carroccio.
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