Quivi quei prodi Lombardi trattisi l'elmo, col sorriso sulle labbra asciugarono il sudor dalla fronte, altri frammezzo ai compagni festanti pestavano, rompevano e sfracellavano gli esecrati stendardi dell'aquila a due teste. Quindi caricato il Carroccio delle spoglie imperiali, cantando i cantici della vittoria fra le grida di Viva l'Italia, fra lo suonare a festa di mille trombe trionfalmente rientrarono in Milano.
IV. Girolamo Olgiati
Dal Visconteo castelloOve ogni fe' tradì,
Già l'Attila novelloDal ferro ultor fuggì.
Fur di Milano i figliEroi più che guerrier....
E li dicean conigliDell'Austria i masnadier!
Di schiavi in man le spadeNon son che un giunco, un stel;
In man di libertadeSon fulmini del ciel.
O. T....
Diamo un rapido sguardo a questi tempi per vedere a quali tristi condizioni si trovò nuovamente esposta la bella capitale di Lombardia. Pertanto cessate le guerre e rassicurato lo Stato a forza di combattimenti, sembrava che i Milanesi dovessero godersi in pace i frutti delle loro fatiche in seno delle amate consorti e framezzo ad una diletta corona di figli; ma no, la fiaccola incendiatrice della discordia nata nella culla stessa della libertà ed accresciuta fra i partiti pone la città in continue combustioni e tumulto, di maniera che tutta fu piena di turbolenze e di rivoluzioni, conseguenza di così abbominevol mostro distruttore d'ogni buon governo, e da cui venne l'orribil crollo alla libertà di Milano. I tanti partiti si ridussero a due soli, ognuno dei quali s'era nominato il suo capo.
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