...., i modi che tenne con noi il Governo austriaco dal funesto 28 aprile 1814 al giorno della sua cacciata, furono tali da rendercelo incomportabile pel sentimento della nostra dignità d'uomini e di cristiani. Sicuri nella quistione di diritto, siamo tanto vittoriosi nella quistione di fatto che sentiamo il bisogno di contenere in faccia all'Europa la nostra parola, perchè non paja che vogliamo farci spettacolo di miracolosa pazienza.
Il Governo austriaco s'affaticò del continuo non solo a diseredarci della Patria nostra e a farci credere uomini, contrada e provincia dell'Austria, ma ben anco intese ad avvilirci innanzi a noi stessi come apostati della famiglia italiana: intese a corromperci, a toglierci ogni coscienza, ogni vita. Nel 1815, quando lo sgomentava la fuga di Napoleone dall'Isola d'Elba e il moto italico di Gioachino Murat, promettevaci rispettata la nostra nazionalità, una costituzione, una rappresentanza italiana; e tante promesse riescivano alla bugiarda rappresentanza delle Congregazioni centrali e provinciali, che di mano in mano venivano spogliate d'ogni iniziativa, d'ogni diritto ed anche di quello di consigliare e supplicare. Promettevaci conservare quella nostra milizia che sui campi di battaglia di Napoleone aveva gloriosamente ricevuto il battesimo del fuoco; e subito la scioglieva, e la mescolava con le milizie dell'altre provincie dell'Impero, facendo così del nobile mestier dell'armi una schiavitù vergognosa per noi, uno stromento di schiavitù per noi e per altri.
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