Ah! quel sangue avrebbe dovuto farci gridar guerra irreconciliabile al Governo austriaco; eppure noi avemmo ancora pazienza; volemmo vedere, volemmo che l'Europa vedesse fin dove potesse giungere il dispotismo della Casa di Lorena(19).
Da quel giorno noi ci demmo a moltiplicare le proteste, i reclami, le domande: le Congregazioni centrali, le provinciali, le municipali, tutti i Corpi costituiti amministrativi, giudiziarj, scientifici, i cittadini più distinti si associarono, senza saputa gli uni degli altri, in una supplica sola, in una sola protesta: fu una voce sola in tutto il paese, un solo lamento, una sola manifestazione, che proruppe in ogni maniera d'atti: mai non fu veduto un accordo così unanime di tutto un popolo. Ma il Governo austriaco mostrò d'accorgersene solo per eluderlo, per volgerlo in deriso, per soggiogarlo. Dal nostro canto il rispetto della legalità recato fino allo scrupolo: dal canto suo le provocazioni e gl'insulti, gli arresti arbitrarj, le proclamazioni insensate. Ma fece di più. Organizzò l'assassinio, lo consigliò, lo protesse: sprigionò sicarj pagati in vino e in denaro contro uomini inermi, contro cittadini pacifici: non dubitò disonorare in opera sì nefanda la militare assisa; e Milano per la seconda volta nel 3 gennajo d'infame e dolorosa memoria(20) e Pavia e Padova videro rinnovate le stragi di Galizia.
Eppure noi durammo ancora ad essere pazienti, e benchè il cuore ce ne sanguinasse, accennammo dar fede alle parole lusinghevoli con che si cercò sopire la nostra indegnazione: parole bugiarde benchè movessero dal seggio più vicino al trono: parole tosto disdette dalle proscrizioni, dalle deportazioni, dal nuovo apparato militare diretto a fulminare la nostra Città, dalla proclamazione del giudizio statario.
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