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      L'invito del Municipio che chiamava tutti i cittadini non viventi di lavoro giornaliero da' 20 a' 60 anni, traeva uomini d'ogni etą e d'ogni condizione al palazzo di Polizia, da dove respinti colle armi fra le grida di viva Pio IX, viva l'indipendenza, viva l'Italia corsero a farsi inscrivere al palazzo Municipale. Il bisogno d'essere armati era imminente, poichč alcune pattuglie erano gią partite dal Generale Comando, e si temeva fortemente di un'insurrezione, poichč il Direttore di Polizia, ed il generale Radetzky non vollero riconoscere i provvedimenti del Vice-presidente. Alle ore tre pomeridiane le bandiere e le nappe tricolori andavano a generalizzarsi per ogni dove. Le barricate, costume sconosciuto nei nostri paesi, si cominciarono in tutte le contrade, il selciato in un momento fu tutto scomposto da uomini, da donne, da fanciulli. Le case si fornirono di una quantitą di ciottoli pronti a slanciarsi dalla finestra alla prima scorreria del nemico per le contrade. Sopra i tetti si posero sentinelle preparate a versar tegole e pietre sul capo dei nemici, i mobili pił belli e pił pesanti gią erano avvicinati alle finestre per essere precipitati sopra gli esecrati nostri oppressori; i focolari ardevano sotto caldaje d'acqua, di olio; insomma nulla si tralasciava di quanto la disperazione ed il furore suggerivano.
      Un nuovo bando concepito nei seguenti termini fu affisso lungo le vie della cittą verso le ore quattro pomeridiane:
     
      POPOLO DI MILANO.
     
      L'Europa ha gli occhi su di noi per decidere se il lungo nostro silenzio venisse da magnanima prudenza o da paura; le provincie aspettano da noi la parola d'ordine.


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Cronaca della rivoluzione di Milano
di Leone Tettoni
Editore Wilmant Milano
1848 pagine 255

   





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