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      Non erano i cento mila ben agguerriti guerrieri che Radetzky ci minacciava colla sua lettera, ma pure un esercito formidabile, in confronto ai nostri, che armati di archibugi da caccia non oltrepassavano a quest'ora i cinquecento, tutti valorosi cacciatori. Questa volta il pigmeo doveva scacciare il gigante.
      Un altro reggimento dei nostri si era formato d'ogni sorta di gente, armata la maggior parte d'armi da taglio che venivano somministrate qua e lą. Altri portavano, bajonette, altri coltelli da cucina e da tavola, altri picche, lance, chiodi legati a bastoni altissimi, ed ogni altro arnese che si potesse servire a offendere. E quando a questi arnesi si supplģ colle carabine e coi fucili? Quando si strapparono di mano al nemico e si vuotarono le caserme prese d'assalto.
      All'avanzarsi della mattina persone d'ogni stato e di ogni etą van procacciandosi arme di qualunque specie, anche antiche, svaligiando negozi, officine e private gallerie.
      Fra quest'ultime ci piange l'animo a veder distrutto, nella galleria d'arme del cittadino Ambrogio Uboldo, il pił bel monumento del medio evo che esistesse in Milano. Non vi era principe, non sovrano, non persona cospicua d'ogni nazione che passando per la capitale della Lombardia non si portasse a visitarla e ad ammirare insieme colla quantitą degli svariati preziosi oggetti di quella bell'epoca il buon gusto dell'illustre raccoglitore. Alle ore otto di questo giorno, pił di cinquanta individui si portarono a questo venerando tempio dell'antichitą a nome del Municipio per impossessarsi di tutte le armi.


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Cronaca della rivoluzione di Milano
di Leone Tettoni
Editore Wilmant Milano
1848 pagine 255

   





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