- Il giorno seguente restati per qualche tempo gli Austriaci padroni del campo, penetrarono per la porta dei preti della canonica di San Bartolomeo, forzandoli ad inginocchiarsi, gridando: Pei preti niente perdono; e quindi ne trassero cinque prigioni alla Zecca. Altri invasero la casa dove abitava il predicatore che rinchiuso se ne stava studiando, e non contenti di stenderlo al suolo con un colpo di moschetto, lo pugnalarono. Ascesero di poi sul campanile e di là incominciarono a tirare sui nostri, i quali rispondendo bravamente coi loro archibugi, uccisero fin colassù uno dei loro, il che tanto valse a spaventarli, che stimando inutile ogni tentativo, si diedero a precipitosa fuga, e sempre inseguiti dai nostri bersaglieri, s'intanarono nella Zecca e di là non si mossero. Al martedì gli Austriaci avanzarono un cannone che scaricarono sulla piazza di S. Bartolomeo contro l'imprendibile baluardo del ponte di Porta Nuova non superato giammai, dacchè fu fortificato colla barricata di marmo, custodita notte e dì dai nostri prodi.
Porta Orientale. Tre volte il nemico si spinse verso S. Damiano, ed altrettante venne ributtato. Una palla di cannone portò via di netto una gamba ad un ragazzo di 12 anni, ed egli esclamò: benedetti coloro che muojono per la patria!
Porta Tosa. In sull'albeggiare di questo giorno gli attacchi a porta Tosa incominciarono così gagliardi per parte dei nostri che misero i Tedeschi in grande apprensione. Verso le dieci ore gli abitanti dei sobborghi esterni, caldissimi anch'essi per giusta causa, si portarono per prendere la polveriera, così detta della Bicocca.
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