Il popolo a quel rumore si fè' addosso alla truppa e si portò al detto palazzo dov'era già entrato un corpo di Poliziotti, che spaventati dallo strepito dei nostri stivali si era nascosto in una cantina(43). I nostri scorrono tutto il palazzo deserto e svaligiato. Frugano ogni parte per trovar arme da fuoco o da taglio: ma trovano solo venti alabarde dei Trabanti. I Poliziotti dietro suggerimento del parroco e del tesoriere di Corte escono dal loro nascondiglio e depongono vilmente le armi. - Gli ammalati che si trovavano nelle infermerie di quel palazzo, intimoriti si nascosero sotto i loro letti, da dove tratti, furono assicurati da qualunque molestia, e vennero accompagnati all'Ospedale, preceduti da un vessillo con l'iscrizione, rispetto ai feriti. Tutto quanto stava nel palazzo fu rispettato, e soli sei cavalli che vennero condotti via nel trambusto, furono restituiti in capo a pochi giorni.
Verso alle ore otto e mezzo la Congregazione Municipale pubblicava i seguenti due avvisi:
LA CONGREGAZIONE MUNICIPALEDELLA CITTA' DI MILANO.
Milano, 20 marzo 1848, ore 8 antim.
Considerando che per l'improvvisa assenza dell'Autorità Politica viene di fatto ad aver pieno effetto il Decreto 18 corr. della Vice-Presidenza di Governo, col quale si attribuisce al Municipio l'esercizio della Polizia, non che quello che permette l'armamento della Guardia Civica a tutela del buon ordine e difesa degli abitanti, s'incarica della Polizia il signor delegato Bellati, o in sua mancanza il signor dottor Giovanni Grasselli, aggiunto; assunti a collaboratori del Municipio il conte Francesco Borgia, il general Lecchi, Alessandro Porro, Enrico Guicciardi, avvocato Anselmo Guerrieri e conte Giuseppe Durini.
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