«In quello stesso tempo un altro giovinetto di qualch'anno più avanzato in età, stava intento come a sollazzo, unitamente a varj suoi coetanei e più vicini, a raccogliere le palle che d'ogni intorno piovevano a terra, quando a poca distanza vide cader di rimbalzo dal muro dell'attigua casa una palla di cannone. Correr dietro a quella, fermarla e prenderla fu l'opera d'un momento; d'un salto si trasse alla vicina barricata, e di colà con quanta forza potè adoperare, rigettolla verso i cannonieri a più riprese, loro gridando: tornate a mandarla giacchè non andò bene; sarebbe munizione perduta.»
Le campane di S. Pietro in Gessate cominciarono a suonare a stormo verso le ore dieci antimeridiane, ed intanto dietro le barricate verso il borgo di Monforte, nelle ortaglie e nelle contrade circostanti al Conservatorio, l'ingegnere Cardani col conte Archinto figlio, coi fratelli Modorati e con altra scelta gioventù ed alcuni arditi pompieri, incominciarono un fuoco, che andò sempre crescendo, di schioppi da caccia e moschetti contro i Croati e la cavalleria, che in vari drappelli, percorrendo i bastioni dal borgo di Monforte alle case di questo dazio, e dietro il muraglione del magazzino Cagnola, moschettavano sui nostri combattenti.
Due volte il nemico tentò di rinforzare questa porta con due altri cannoni che conduceva da porta Orientale, ed altrettante fu respinto dal continuato fuoco della compagnia del valoroso Vernay. A più riprese si combattè dai diversi drappelli de' nostri contro i Croati.
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