Intrepidi nella lotta, noi siamo stati misericordiosi nella vittoria; e devoti al Vostro Nome che suona mansuetudine e perdono, non ci siamo abbandonati all'ebbrezza del trionfo, non l'abbiamo macchiato d'alcuna esorbitanza, e, quanto lo consentono le severe ragioni della guerra, abbiamo rispettato l'immagine di Dio anche nel nostro spietato nemico.
Spietato nella pugna, più spietato dopo la pugna; perocchè, volgendo in fuga dalla città nostra, si gettò sulle terre vicine e fe' di tutte le campagne dei nostri contorni all'Adda ed all'Oglio un desolato deserto. Violate le Chiese, i Sacerdoti dispersi e martoriati, in fiamme i casali, gli abitatori taglieggiati, assassinati: carnificina e saccheggio per tutto. Ed anche a noi spietato, pur dopo averci lasciati tanti segni della cieca ira sua: perocchè trascinò con sè molti nostri concittadini che aveva già nei dì della lotta soggettati ad ogni obbrobrio, ad ogni martirio di servitù, Magistrati riguardevoli, giovani nel fior della vita e delle speranze, padri, mariti, figli. Sulla sorte loro noi viviamo in ansietà dolorosissima, sapendoli alla balía d'una sfrenata soldatesca e di sgherri ancor più sfrenati. Ah! queste son tali angoscie che ci avvelenano anche la gioja della vittoria. Ma coll'averla deposta nel cuor paterno della Santità Vostra, ci sembra sentircela già disacerbata, massime che il pensier nostro corre già a vagheggiar la speranza che in pro' di questi nostri disfortunati s'interporrà, Beatissimo Padre, la Vostra sacrosanta autorità, la Vostra parola propiziatrice.
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