Leoncini Antonio, pregato che si tenesse dall'assalire il Castello assiepato di Tedeschi, rispose: Lasciate fare, le palle non ci toccano: portiamo in fronte il nome di Pio IX.
Il capitano Manara Luciano prese ed incendiò la Porta Tosa, difesa da sei pezzi di cannone.
Meschia Giovanni, lattivendolo di Porta Ticinese, va distinto tra i più valorosi combattenti delle barricate durante i cinque giorni. Egli tormentò il nemico ora in Viarenna, ora al bastione, uccidendo alcuni cannonieri sull'atto che stavano per dare il fuoco al loro micidiale istrumento. Apportatosi dietro un camino sul tetto, davanti al campanile di S. Eustorgio, uccise con dieci colpi altrettanti soldati che s'erano impadroniti di quella torre, e da dove moschettavano sopra i cittadini. Il suo ritratto viene egregiamente descritto nella seguente sestina tolta da una poesia fatta in suo onore:
Si chiama questo tal Meschia Giovanni,
E vende il latte a Porta Ticinese,
È grande di persona ed ha trent'anni,
Se non sbaglio però di qualche mese,
È snello, pronto, ardito molto e destro,
E nel tirar a segno un ver maestro.
Montanara N., capo della forza di Finanza, è da commendare per esser venuto il primo tra il popolo, e recato la sera di martedì al ponte Beatrice per impedire a' Croati di congiungersi alle truppe stanziate al Comando Militare. La qual cosa egregiamente riescitagli, sollecitamente accorse a Porta Vercellina a fine di tentare un assalto alla caserma di S. Francesco; indi alla chiesa di S. Vittore, per disperdere un corpo di Cacciatori e Croati disseminati per quelle ortaglie.
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