Villa Maria. Circa alle ore 11 antimeridiane del giorno 22 una banda di soldati composta di Croati entrarono, dopo d'averne spaccata la porta con scuri, nella casa numero 2203, ma se ne partirono dopo d'avere spogliate alcune stanze, intanto che tutti gl'inquilini si erano nascosti chi nei tombini, e chi frammezzo gli ordigni delle mollazze che ivi si trovano. Il padrone di casa, sig. Franzini, fu quegli che avvisò la propria famiglia e gli inquilini che gl'invasori erano partiti, onde potevano uscir sicuri dai loro nascondigli. Dopo un'ora circa ecco una nuova banda di Croati che corre verso quella porta; al rumore tutti cercano guadagnare i primieri posti di scampo, calandosi nei tombini, e tra i 15 o 16 circa ch'erano ivi discesi, trovavasi certa Villa Maria, moglie di Garolini Agostino, con un figlio unico lattante, di 12 mesi, il quale per l'oscurità del luogo si mise a piangere, e nulla valsero della madre e del padre le cure onde farlo tacere. Allora la generosa donna deliberò d'uscire dal luogo di sicurezza onde non mettere a repentaglio la vita di tutti. Esce dal buco del tombino, il marito gli porge il figlio, ed abbandonandosi alla Provvidenza attraversa la corte e si reca in una stanza dove si trovavano altre otto o dieci desolate madri, che tutte seco avevano innocenti e teneri pargoletti. Non appena ivi giunta ecco arrivarvi la masnada dei suddetti barbari soldati, che minacciano la vita a tutti questi, e specialmente ad un povero vecchio malaticcio che ivi trovavasi.
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