Ciò avvenuto le misere si recano nel Castello, ed ecco nella prima corte ritrovano un nipote di una delle donne che componevano la piccola carovana, il quale era militare; figuratevi la sua sorpresa nel vedere la zia e le sue compagne. Narrano a quel fratello in breve l'accaduto, e cercano salvezza. L'Italiano disse loro di colà rimanere sino al suo ritorno. Portasi costui dal suo Comandante ad implorare per quelle sventurate, ed infatti ottenne di condurle tutte in una stanza al secondo piano, dove eranvi 6 o 7 pagliaricci, quindi le provvede di una secchia d'acqua, e raccomandando a loro un rigoroso silenzio, e specialmente alla Villa per riguardo al bambino lattante. Le persuase a non aver timore se sentissero lo sparo del cannone nella notte, mentre questo era il segno della loro andata, disse loro di serrarsi nella stanza e se ne partì. Donne che già avevano patito i disagi di 5 terribili giornate, pure nella loro stanza rinchiuse recitando il SS. Rosario a poco a poco andavano acquistando coraggio, e benchè in quel giorno non avessero potuto mangiare, pure la Villa continuò tutta la notte ad allattare ora ad una mammella ora all'altra il bambino, che non mise più un gemito, anzi la Provvidenza fu a lei e alle sue compagne tanto propizia che alla mattina quando i nostri fratelli Milanesi entrarono nel Castello e che fecero echeggiare quelle squallide mura di italiche grida, uscir poterono dalla stanza, e si portarono tosto a casa loro, dove la maggior parte, e specialmente la Villa non trovarono se non i loro mariti, senza avere onde adagiarsi e provvedersi del necessario alimento, non essendo loro restato che que' pochi panni che avevano indosso.
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