Forza, intelligenza, che sempre ci hanno distinti, disgregate ci condussero alla ruina, appena unite fecero la nostra gloria. Fummo già perduti per un eccesso di vigoria, giacchè, sentendo la nostra forza, volevamo esser soli per quanto fossimo pochi; ora invece siamo tutti, ed assieme, ed abbiamo vinto.
Nella profusione di atti di sacrificio e di valore sarebbe difficile il distinguere una piuttosto che un'altra provincia. Milano è riconoscente a tutte, invia a tutte il bacio della fratellanza e della gratitudine, perchè tutte s'adoperarono a giovare Milano e con essa la causa comune, e, ciò che è più singolare, hanno quasi tutte un titolo diverso alla nostra gratitudine.
Bergamo che, fin da quattro mesi or sono, ebbe l'onorevole e pericoloso ardire di stendere e presentare alla già Congregazione Centrale una energica protesta della sua Congregazione Provinciale contro le vessazioni dell'Austria e la sua nessuna fedeltà alle date promesse, appena seppe che Milano stava combattendo, insorse tosto, ordinò la guardia civica, inviò trecento armati a Milano, ed assediò la caserma di sant'Agostino, dove erano 800 Croati. L'arciduca Sigismondo, che ivi comandava, diede la sua parola che non sarebbe partito; ma la violò e fuggì abbandonando vilmente le truppe. Intanto a Bergamo si continua ad ordinare la guardia civica nelle città e nelle vallate, e si preparano le difese ai monti, onde intercettare agli Austriaci la via del Tonale. Molti volontarj sono partiti per Crema, altri si dispongono a formar parte dell'esercito mobile: la linea che si distende fino a Chiari, Soncino ed Antignate è sorvegliata da molti che spiano i moti delle orde nemiche.
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