Respinti dall'uno e dall'altro posto dalle fucilate de' nostri, si ritirarono nelle caserme e furono tosto assediati. Sorsero per ogni dove le barricate; quelle che stringevano la caserma Erba erano formidabili per varj cannoncini tolti alle ville del lago da tutti i cittadini accorsi a Como al suono delle campane a stormo. Varj carabinieri Svizzeri volontarj avevano pure valicato il confine, ed erano appostati alla caserma Erba, che, visto quelli apparecchi e quelli uomini, dovette capitolare. Cosė si arrese questa Caserma, e dopo lunga resistenza furono pure costretti a cedere e deporre le armi e a darsi prigionieri quei della caserma san Francesco, battuti di fronte dai cannoncini e dalle fucilate delle mura, circondati dalla colonna che, prima avviatasi a Milano, era pure retrocessa, e minacciati dal fuoco appiccato ad arte in una vicina chiesa. Per tal modo si fecero 1200 prigionieri, si tolsero loro altrettante armi e ventiquattro cavalli, si ebbe una ricca preda di munizioni e di polvere. Il giovedė fu davvero consolante come con quelle armi in poco pių di 6 ore si ordinasse un bel reggimento di mila e duecento volontari che, capitanati dal generale Arcioni, e provvisti di munizioni da guerra e da due cannoni, si incamminarono a Milano in ordine compatto con tutte le cautele dell'arte, coll'ardore e colla gioja, sicuri della vittoria ed anelanti a gloria maggiore. Chi asserisce che noi siamo capaci di coraggio individuale ma non di risoluzioni concertate, osservi quella colonna che s'avanza incontro al nemico, e si persuada che quell'ordine č possibile anche in esercito pių numeroso; poichč l'Italiano č riluttante alla disciplina che ammorza lo spirito non a quella che lo asseconda.
| |
Erba Como Svizzeri Erba Caserma Francesco Milano Arcioni Milano Italiano
|