Il grido di "viva l'Italia!" suonava su tutte le bocche; la concordia e l'amore erano in tutti i cuori. Non mai festa nazionale fu più bella e più grande di questa.
E alla festa, comechè compiuta nel giubilo, non mancò la pietà. Il cittadino Angelo Grassi-Marliani aprì sulla piazza del Duomo, appena terminata la cerimonia, una colletta pei feriti. In pochi minuti egli raccolse dagli astanti parecchie centinaia di lire, che andranno a sollievo dei martiri della nostra rivoluzione. Così Milano, anche nei suoi giorni più lieti, mostra sempre accoppiato il vanto della carità a quello dell'eroismo, alleanza di virtù, che le assicurano la futura grandezza.
Sulla maggior porta del Tempio leggevasi l'iscrizione seguente:
A DIO SIGNORECHE NE' GIORNI DELLE SUE GIUSTIZIE
SUSCITA I DEBOLI OPPRESSII VIOLENTI CONFONDE E DISPERDE
IL POPOLO MILANESEESCITO NEL BRACCIO DI LUI VITTORIOSO
DALLA MIRACOLOSA PUGNADE' GIORNI XVIII XIX XX XXI XXII MARZO
TERMINE ALLA SUA LUNGA SERVITU'
PRELUDIO ALL'AFFRANCAMENTODI TUTTA ITALIA
INTUONA CO' SUOI MAGISTRATIIL CANTICO DELLE GRAZIE
Intanto che nel Duomo cantavasi il Te Deum in rendimento di grazie a Dio per la cacciata degli Austriaci da Milano, gli Israeliti radunati nel loro Oratorio cantavano nell'istess'ora l'Inno di grazie, susseguito da un apposito discorso di circostanza.
XVI. Le pompe funebri pei martiri della Patria.
(Dalla stessa Gazzetta Officiale il 22 Marzo).
L'augusta e pietosa solennità del giorno 6 aprile, in cui abbiamo chiamato la Religione a propiziare il Dio delle misericordie per le vittime della nostra redenzione politica, lascerà per molto tempo un'impressione profonda.
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