Morì come Epaminonda, lieto della vittoria de' suoi: morì invocando Dio e la patria.
Borgazzi Girolamo.
Il giorno 7 dello scorso aprile nella chiesa parrocchiale della Fontana fuori di Porta Comasina mi trovai presente alle pompe funebri che si celebravano in suffragio di questo martire della Rivoluzione, passai quindi coll'eletta compagnia delle guardie civiche de' CC. SS., delle guardie civiche a cavallo condotte da Antonio Litta, con alcuni rappresentanti della Strada ferrata Lombardo-Veneta con due numerose bande e con innumerevole popolo al cimitero, furono tumulate le onorate spoglie del Borgazzi, ivi assistetti alle seguenti commoventissime parole lette dal sig. Direttore Grassi.
«Dirò brevi parole per onorare la memoria del valoroso Borgazzi, che con pietoso consiglio meco qui accompagnaste alla terra dell'eterno riposo. Severo e nobile però sia il nostro dolore per questa vittima della tirannide, e anzichè a lagrime imbelli, esso ci commova a magnanimo esaltamento, rammentando in lui un generoso immolatosi alla salvezza della cara patria. Fu egli che oltre a prodezze molte e svariate fra i primissimi tolse le porte della città al nemico, e l'eletta schiera condusse de' fratelli di Lecco e della Comasina per dare l'ultimo crollo alla pertinace prepotenza del barbaro duce, che da noi già vinto anelava pure a vendette maggiori, e se possibile più nefande!
«Mi è di conforto pertanto, nella piena del dolore che m'invade nel perduto amico, di avervi qui raccolti, e che mi concediate di parlarvi di lui, dolce essendo la rimembranza dei cittadini eroici, che devoti fin dalla prima età al culto di una grande idea, quella della patria indipendenza, ne procacciarono col loro sangue il trionfo.
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