Pieno però di vita e di energia, il Borgazzi non volendo rimanersi inoperoso, accettò il modesto impiego di Ispettore alla strada ferrata. E quivi per la sua rara attività, svegliata intelligenza, e urbanità amorevole di maniere, procacciossi la stima e l'affezione della Direzione, mantenne la disciplina la più severa negli impiegati, acquistossi tanti amici e ammiratori quanti ebbero a trattare con lui.
«S'avvicinavano intanto le gloriose giornate del Marzo, ed il cuore ardente del Borgazzi già presagivagli essere egli destinato ad operare grandi cose per la sua patria.
«Prima sua impresa fu di affrontare impavido la pena di morte minacciata dal Radeztky a qualunque impiegato delle strade ferrate che avesse mosso un convoglio, avendo egli ardito di condurre una mano di coraggiosi a Sesto, ove raccolse una schiera di ben quattromila volontarj con cui si diresse alla Porta Comasina.
«Altro fatto di grande coraggio fu il tentato violamento della polveriera di Lambrate, che ben riuscito dapprima, dovette essere abbandonato per soccorso di nuove truppe.
«Mentre le mura stavano guardate da innumerevoli soldati, chi le scalava ben sei volte per comunicare col Governo provvisorio? Era il Borgazzi, era un padre di famiglia, che tra i figli proprj comprendeva tutti gli assediati cittadini, bisognosi di comunicazioni esterne.
«Quando vinte le soldatesche, e disprezzati i cannoni della porta Comasina entrava in Milano coi fratelli dei borghi e della campagna; quando, infelice! lo scopo degli eroici suoi desiderj stava per essere raggiunto, e l'ora di compiuto trionfo era suonata, egli cadde mortalmente ferito nel petto! e nelle poche ore che sopravvisse, in un breve istante di animo presente a sè stesso, chiedeva: Come vanno le cose della patria?
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