L'I. R. Comando non si è curato di darne avviso d'uffizio allo Scrivente, sebbene ciò saria stato suo debito trattandosi di metter mano ad una civica proprietà, poichè è benissimo noto al medesimo Comando che la piazza del Castello e tutte quelle adjacenze ora destinate al pubblico passeggio con dispendiose piantaggioni spettano alla città per cessione fatale dal cessato governo italico, per modo che anche allorquando si riconobbe il bisogno di disporre la cavallerizza ad uso militare il lodato I. R. Comando richiese l'assenso municipale, e si divenne ad amichevole analogo concerto.
Il Municipio non intende di elevare opposizione a quanto dal militare si eseguisce, nè si permetterà sindacare le dette opere nè la causale di esse, tuttochè riuscir possano in danno di questa popolazione, lo che solo fornir potrebbe titolo per formulare giusti ed attendibili rilievi. Per altro, o si consideri la cosa sotto quest'aspetto, ovvero sotto l'altro più semplice ed incontrastabile del titolo della sua proprietà, il Municipio stesso denunzia il fatto a codesta magistratura, affinchè nella sua saggezza promova quelle pratiche ed ottenga per parte del militare quelle dichiarazioni che valgano a salvaguardia de' civici diritti, di cui in massima non puossi ammettere la usurpazione.
Non tralascia per altro di far osservare come inutile per lo meno risguardar si possono le opere dalla parte della città, giacchè nulla havvi a temere da una popolazione quieta e tranquilla, alla quale vorrebbesi incutere timore, nè vuolsi supporre che simili fortificazioni possano servire nel caso pressochè impossibile di difesa contro un nemico esterno e tanto più che fu sempre ab immemorabili, anche allorquando il Castello era fortificato, osservata la convenzione di non oppugnarlo giammai dalla parte della città, convenzione rispettata anche da chi si sarebbe creduto meno tenace dei trattati.
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