La funerea solennità sarà altresì resa più augusta dalla presenza delle famiglie cittadine di coloro che fecero sacrificio di sè stessi per la liberazione del nostro paese: esse già n'ebbero pubblico invito, e non mancheranno di rendere anche questa testimonianza alla Patria, della quale formano oggimai la parte più cara.
Cittadini! L'educazione del dolor forte e sincero, e la parola della Religione che suscita l'eroismo patrio vi daranno conforto e rassegnazione in questo giorno del comune cordoglio. È un sacro dovere quello che noi adempiamo, un dovere che legheremo ai nostri figli, come sacra e preziosa eredità.
Il canto funebre che prega la requie de' valorosi insegna ed impone le virtù cittadine, ed è più sublime e più santo dell'Inno della Vittoria.
Milano, il 5 aprile 1848.
Ai Lettori.
Scorrendo il mio lavoro vi sarete fatti persuasi della scarsità de' miei talenti alla quale ho voluto supplire con altrettanta buona voglia di accontentarvi tutti con un libro che racchiudesse quanto giovi ad illustrare i vostri gloriosi fasti, decantati non solo dalle storie Lombarde, ma da tutto il mondo, e ultimamente per la falsa e tenebrosa via dal tirannico Governo Austriaco prescritta per gli studi storici nelle scuole della Lombardia oramai dimenticati. Oh! gloriose gesta de' nostri avi, come mai abbiamo potuto per sì lungo tempo mettervi in oblìo? Come mai non abbiamo saputo mantenerci quella santa libertà da essi conquistata sui campi di Legnano, ove a migliaja caddero sotto il ferro dello straniero, anzichè sopportarne il giogo?
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