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      Ma ora vi siamo tornati a quella bell'epoca, ed i fatti dei Cinque Giorni di marzo ne rendono eterna testimonianza. Ma leggendo il mio libro avrete trovato ancora come le civili discordie furono mai sempre la nostra ruina, e come poco dopo alla stessa battaglia di Legnano ci siamo da noi stessi dati nelle braccia di nuovi padroni, e da questi ora ceduti, ora venduti ad altri; e dopo simili esempi vi sarà ancora chi ardisca d'innalzare altro grido fuori di quello che c'invita alla guerra? unione e guerra! La prima per l'Italia, la seconda al Tedesco che ancora preme le nostre belle contrade, e che tuttora è riscaldato dai coccenti raggi del nostro sole. Guerra e sterminio al sacrilego assassino di Castelnuovo. Oh se le ombre di tante vittime di quella barbara ferocia sorgessero dai loro sepolcri, allora sentireste qual grido: vendetta, vendetta. Non basta scacciare il Tedesco dall'Italia, fuggarlo fino a Vienna, fare trattati, accettar mediatori: bisogna disfarne la razza, disperderla. Ed anche questo l'avrete trovato nel mio libro leggendo della pace di Campoformio firmata da Francesco I, la quale non doveva servire se non a mettere l'Imperatore in istato di ritornare le sue truppe centuplicate sul campo.
      Ho procurato in secondo luogo di unire in diverse note alcuni fatti del settembre 1847 ed altri del gennaio sino al giorno della Rivoluzione, non per ricordarvi tristi avvenimenti, de' quali foste pur troppo testimonii oculari, ma perchè abbiano a conoscere tutti gli altri Italiani e stranieri fino a qual punto si abusarono della nostra sofferenza ed il Gabinetto di Vienna e l'infame Polizia de' suoi fieri ordini più fiera interprete ed esecutrice.


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Cronaca della rivoluzione di Milano
di Leone Tettoni
Editore Wilmant Milano
1848 pagine 255

   





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