E tali impeti di esultazione sacra nel Bello e nel Vero, gli erano non infrequenti; e anco nel cospetto de’ suoi più cari se ne conteneva. Più volte messosi a leggere in quell’età e meditare il Vangelo di Giovanni, l’Apostolo della carità, del quale cominciò più tardi il commento rimasto incompiuto, più volte dovette smettere dalla troppa commozione dell’anima. Non è maraviglia se, conscio degli estri del cuore, e’ sapesse indovinarli in altrui, e paresse naturale a lui quel che ad altri pareva strano, e nella stranezza stessa discernere l’istinto del vero e del bello. Narravano le gazzette del ventuno le ore ultime di Napoleone in Sant’Elena, e que’ particolari ci leggeva un giovane buono al modo che avrebbe letta una lista di promozioni a gradi di Accademico o di Caporale. Io fremente di quella freddezza, dato un picchio sul tavolino esco senza far motto; il giovane buono si volge attonito al Rosmini. Egli sorride e lo lascia seguitare; egli che sapeva me non adoratore di Napoleone, e non l’adorava egli stesso; ma intendeva e la mia impazienza e anche la freddezza del giovane buono.
Fra i versi che scrisse è un’epistola a me, dov’egli, tanto incomparabilmente maggiore per tanti rispetti, si raccomandava quasi all’affezione mia non per altro che guadagnarmi all’affetto del bene:
Non somme cose. - Ma se aperto al Bello,
Se sensitivo all’opre di virtute,
Dell’amabil virtù, ti basta un cuore;
Credi, anco a me nel tenue petto il miseDio non mendace;
dove è meglio che imitato, ricompiuto di verità quel d’Orazio: Spiritum Graiæ tenuem Camœenæ Parca non mendax dedit; senza soggiungervi et malignum spernere vulgus; ricopiato e fatto ancor più pagano e incivile in quel di Labindo Disprezzar la vile turba maligna(1):
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