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      Alle leggi dell’Eufonia godeva che fosse posto mente in una grammatica greca a uso delle scuole, e di lì dedotte le commutazioni di certe lettere: studio che, dilatato a tutti i linguaggi, darebbe scoperte e storiche e d’altro. Sentiva nelle leggi della prosodia l’origine delle voci, la storia cioè della lingua: e perch’io al suo invito di fare una prosodia ragionata rispondevo richiedersi a questo la scienza del greco, egli di tale risposta si compiaceva come d’augurio non infelice dell’inesperto mio ingegno. E con la compiacenza significatane in tempo con dimostrazioni di stima più in fatti che in parole, col distinguere le buone dalle men buone cose, col proporre soggetti alti agli studi e temi belli a’ lavori e fine generoso alla vita, eccitava e svolgeva gli animi e gl’ingegni crescenti.
      Studi di lingua aveva fatto accurati non solo in que’ del trecento, ma via via fino al Gozzi: e così potette, dopo i primi esercizi, malfermi di necessità specialmente a chi non nacque toscano, raggiungere in parte quella naturalezza che è il raro pregio dell’arte compiuta. Notava i modi belli, e sentiva non solo per istinto di scrittore ma di filosofo, il valore di quelle particelle che da’ pedanti abusate e scambiate e frantese, rendono la loro maniera strana nella stessa affettata semplicità, ma che sono i legamenti vivi delle idee, compongono in bella e salda proporzione il costrutto, degno veramente per esse di questo nome; fanno del congegno de’ suoni e di quel de’ concetti una intiera armonia nella quale la mente insieme e l’orecchio contentati riposano.


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Antonio Rosmini
di Niccolò Tommaseo
pagine 147

   





Eufonia Gozzi