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      Taluno de’ Dialoghi che sono nella sua risposta al sig. Mamiani e in altre opere, se non ha il fiore della elegante facondia platonica, ha però un’eloquenza d’idee e un’arte logica, più diritta e sicura che quella del Greco, tutta sua ed esemplare. Così l’esame ch’egli viene facendo delle opinioni dello Stewart nel Nuovo Saggio, e delle ambagi morali del Kant nella Storia de’ sistemi di scienza morale, denota ricchezza di mente, la qual si trasfonde nella elocuzione altresì. La chiarezza che sovente è ne’ libri filosofici de’ Francesi (non parlo, nè egli forse parlava, de’ modernissimi), il Rosmini la onora di molta fede, la desidera a sè; e tanto fece per conseguirla che dimenticò più d’una volta la parsimonia voluta dal suo potente intelletto e dalle tante nuove cose che gli restavano a dire, e che per ora altro interprete non avranno. Ma in quella sua diffusione era una virtuosa coscienza del dovere, un paziente e modesto amore del vero e dell’altrui profitto; perchè non solo e’ non accattava ammirabilità col linguaggio oscuro e con la inutile straordinarietà dei vocaboli ch’è unico titolo di grandezza a certuni; ma le cose davvero profonde ed alte egli con la affabilità, se così posso dire, della interpretazione s’ingegnava di rendere accessibile a tutti; e i concetti più proprii a lui, ambiva quasi di farli parere comuni additandone il germe nella tradizione, recandone a documento qualche sentenza di Padre o di Filosofo che li adombra ma non li ritrae; fondandosi, come su base salda, sul senso comune e sul comune linguaggio.


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Antonio Rosmini
di Niccolò Tommaseo
pagine 147

   





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