Fin d’allora, amoroso in ogni cosa dell’ordine che centuplica la potenza, e fuor del quale la potenza è distruzione, distribuiva in quaderni la materia delle opere da comporre, e di tali quaderni ne aveva parecchi, anco all’esterna vista decenti e di netta scrittura qual era la sua, testimone anch’essa dell’animo e della mente. Quel che sul primo era un punto quasi impercettibile per lontananza ad occhio inesercitato e debole, aveva a divenire un trattato; come il germe minuto cresce in pianta e quindi in famiglia di piante; come la stella che tremula quasi gocciola lucente nelle acque, e un mondo motore di mondi. Ma l’ampiezza a lui non toglieva l’unità del vedere: e una delle prime cose ch’e’ scrisse è il ragionamento sull’unità dell’educazione, importante a raccomandare massimamente oggidì che la moltitudine delle cognizioncelle del mondo de’ corpi e delle notiziuole d’erudizione sparpaglia e impiccolisce i pensieri e gli affetti; oggidì che l’ammaestrare è distaccato dall’educare, e non si accostano che per azzuffarsi; oggidì che l’uomo privato è tanto diverso dal pubblico, il letterato dal cittadino, il credente dall’operante; che non solo l’arte è nemica alla scienza, ma la scienza e l’arte sono ribelli in sè medesime, e le facoltà dell’uomo combattono l’una coll’altra e lo fiaccano e lo disfanno.
XV.
Prima del 1825 egli aveva già formato e svolto nella mente il concetto del Nuovo Saggio, dal quale concetto tanti altri dovevano generarsi, ma con lor propria vita, e stanti ciascuno da sè, talchè anco chi neghi o dubiti la verità del principio in quanto criterio di tutto lo scibile, può senza contraddizione accettare tant’altre idee del Rosmini splendide, e può dire che a quelle se il suo principio non è ragione, è stato occasione: e ognun sa quanto le cause occasionali siano feconde, e come concordino con le finali in misteriosa armonia.
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Nuovo Saggio Rosmini
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