Le osservazioni su i fatti della vita mentale e morale e corporea nelle sue opere sono tante e sì nuove, che quand’anco non si volesse stimarlo come trovatore d’una generale dottrina che dia le ragioni delle cose, sarebbe giustizia ammirarlo come psicologo e moralista sommo. Dico che l’osservazione de’ fatti, alla quale il Jouffroy e altri moderni dànno meritatamente gran peso, ma più la raccomandano che non l’adoprino, della quale i sensisti declamano rettoricamente e poi la trascurano con leggerezza appena scusabile in rètore, è a lui non vanto ma gloria vera: e dimostra come gli accidenti della vita più estrinseci rimangono non solo inesplicabili ma impercettibili a chi non s’addentri nell’intimo. E di qui viene che l’esposizione di essi fatti è nel Rosmini limpida quantunque profonda; anzi, perchè profonda, limpida. Di qui viene ancora che le sue dottrine, quantunque sì ampie, possonsi raccogliere con precisione e senza contraddizione veruna in brevi massime generali; cosa che di pochi pensatori, anche grandi, può farsi, e che pochi di loro avrebbero potuto fare da sè se ci fosser provati, nè senza cagione tralasciarono di provarcisi. Dove all’incontro i pensacchiatori mediocri, i raccozzatori o travestitori delle idee altrui, tirano innanzi per lunghi capitoli, per interi volumi, senza fermare l’assunto, senza ordinare le prove, senza conchiudere nulla, facendo di quegli andirivieni e di quelle disgressioni, una rete, forse più che al pensiero de’ lettori, al proprio pensiero.
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Jouffroy Rosmini
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