La sua lunghezza non è prolissità negligente e fiacca, ma diffusione che viene da diligenza paziente e da carità. Le sue dilucidazioni non sono già luoghi comuni; ma delle idee comunemente note egli fa scala a più alto, e le note così rinnovella. Più maestro dell’arte in ciò che Platone, perchè la sua arte è virtù. Lo direste talvolta perdersi nel volgare, e cominciate a temere per lui; quando a un tratto e’ si solleva, e’ vi leva di peso nel più arduo dell’idea. Siccome dal noto egli vi fa ascendere al nuovo, così delle cose note vi porge nuove ragioni dedotte dalle dottrine proprie, e, confermando vie meglio quelle, conferma nel vero la vostra coscienza. A voi pareva ch’e’ ridicesse la cosa medesima; ma quello ch’egli adesso riguarda è un altro lato della questione; ed egli ama vederne più lati; e attesta che nessun principio egli ha voluto accettare innanzi di farne la prova quasi di computo matematico, co’ precedenti principî e coi conseguenti. Una delle sue massime è: ogni classe di cognizioni sia resa ricca prima di passare ad un’altra. Chi amasse accorgersi in parte della dovizia d’idee ch’egli viene spargendo per illustrare l’idea principale, principali sovente anch’esse, dia un’occhiata all’indice delle materie che fece della Logica l’ab. De Vit, il quale nel seminario di Padova apprese e insegnò le eleganze latine e compose lavori di filologia e di storia pregevoli, e abbandonò, com’altri, gradi ecclesiastici e speranze per affrattellarsi al Rosmini. E la Logica non è de’ libri suoi più fecondi: e chi nella Psicologia segnatamente e nell’Antropologia additasse tutte le sentenze notabili che si vengono all’assunto, non sopraggiungendo per via di digressioni, ma all’intero disegno unico contessendo, farebbe apparire ancor più maravigliosa quella esuberanza di mente.
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