E allora gli era forza smettere, sì perchè il nuovo portato richiedeva un’intima nutritura, sì perchè lo spirito per la forza stessa del meditare dalla meditazione distratto, era quasi rapito d’esultazione nella riconoscenza del vero.
Tale in lui la copia de’ concetti che, pregato di compendiare alcun suo lavoro o messosi da sè a riformarlo, nel restringere le cose già esposte, altra nuova distesa di cose gli si apriva dinnanzi; e nel riordinare, altri ordini di concetti gli si venivano generando. Così nel confutare le opinioni altrui o nel sostenere la propria gli si venivano intrecciando alla disputa nuovi pensamenti, i quali meritavano sede propria e distinto lavoro. Peccato ch’egli abbia troppo speso del suo tempo nel confutare, che non separasse questa specie d’inferiore esercizio dalla trattazione delle idee generali. Ma siccome ne’ Padri e in pochi altri autori anco le opere di controversia furono lette e studiate secoli dopo, e saranno da quanti amano consolare il pensiero con quant’ha di più grande l’antichità; il Rosmini così sforzerà a leggere, sebbene con men diletto, anco i suoi libri di controversia, perchè di feconde idee seminati. Ben farebbe opera utile chi di tutti i suoi libri additasse ordinati i luoghi più meditabili, e facesse in tutti sentire quella unità nella totalità ch’era uno de’ canoni da lui posti alla scienza, fatta così consonante alle armonie dell’intero universo.
XXI.
A gran Sole grande occhio, dice il proverbio toscano: e a dire dell’ingegno e dell’animo del Rosmini vorrebbesi animo e ingegno pari.
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Padri Rosmini Sole Rosmini
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