Così per istinto di rettitudine rigida e della mente e dell’animo, egli applicava alle dispute filosofiche il principio del possibile, l’applicava in maniera tremenda. E in gioventù gli piacevano le esagerazioni, tra di predicatore e di retore, di quel Rousseau in vesta talare che fu il Lamennais, ancorchè non ne seguisse l’esempio, egli intelletto e cuore più forte; e un giorno, dolendomi io di cotesta logica troppo fedele che accagionava un errore di tutte le conseguenze deducibili da esso come se fossero dall’autore premeditate, e che con infausto vaticinio convertiva l’avvenire in presente e in passato, il Rosmini levando gli occhi e la mano in atto d’additare un’altura, rispose e’ si colloca lì...; come dire: di lì vede tutta nella valle la via dell’errore, e ne mostra i vicini e lontani pericoli. Ma altr’è mostrare, come l’Italiano voleva, i pericoli d’una opinione o d’un atto; altr’è accagionarne un sol uomo come di bestemmie o misfatti consumati, a modo che il Bretone faceva; punito memorabilmente del suo esagerare in un verso dalle esagerazioni alle quali nel verso contrario fu poi strascinato, più debole che pertinace, e nelle stesse mutazioni costante al vezzo e all’indole propria. Lo conobbe il Rosmini in Italia, e al primo colloquio presentì i divagamenti di quel prete infelice, e dalle arti mondane di certuni assai più che dallo zelo austero di certi altri irritato. Scrisse a lui privatamente, e poi per le stampe, parole d’ammonizione che, conoscendo meglio e lui e le cose, avrebbe o taciute o espresse altrimenti.
| |
Rousseau Lamennais Rosmini Italiano Bretone Rosmini Italia
|