.. - e non m’aspettavo che di lì a poco io dovrei abitare a un de’ capi di piazza senza lustro d’argento, e che i due chiarissimi con ben altro sorriso si verrebbero a profferire, Et docuisse pares et dedocuisse parati. Poteva il Rosmini a ben più alta ragione di me assomigliarsi nel colore senza mutare cangiante a’ raggi del sole e nel gemito innocente e ne’ liberi voli alle colombe, ricordanza sempre rinascente di storia e di pietà, abitanti i pinnacoli di San Marco, e ora passeggianti tra domestiche e solitarie, sotto lo stendardo di Cipro, ora raccolte intorno alla Vergine del Palazzo unico, noto col titolo di Ducale per eccellenza, titolo che per religione immortale gli resta in mezzo a tanta ruina di cose e di nomi. Più splendente che di porpora cardinalizia o di porpora imperiale, doveva l’amico nostro ascendere con nell’una mano i suoi libri, e nell’altra le sue opere di bontà, gli uni alle altre convento, e dolersi di non aver fatto abbastanza. Possano con ricchezza così legittimamente acquistata, presentarsi alla banca del mondo di là i suoi censori e i suoi giudici.
Dovevano le onoranze serbate all’agonia e alla morta spoglia del sacerdote Roveretano essere anco nel cospetto degli uomini dedicate all’intimo della persona sua e non ai color della veste; acciocchè non fosse confuso quello che la consuetudine e l’adulazione concedono a un berretto con quel che era debito al capo del pensatore, al cuore dell’uomo, al puro abito del semplice prete. Dal titolo suo di prete dovevano acquistar più valore e le preghiere per la sua guarigione ordinate nella diocesi di Montalcino quasi memore che su quelle alture tre secoli fa per l’appunto agonizzava fortemente la vita civile di tutta la Toscana; e le preghiere ordinate per tutte le chiese cattoliche di Inghilterra, e dallo stesso Wiseman che non gli fu benevolo sempre; e le preghiere forse più onorevoli al morente che s’innalzavano tacite da’ cuori della povera gente.
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