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      Doveva da quel titolo raddoppiarsi calore e merito alle parole che disse in Torino di lui un prete dotto(9) con affetto tenero e coraggioso; e a quelle che il cardinale Tosti, poco innanzi la perdita scriveva col cuore: Dio tolga me vecchio inutile, e lasci lui. Se il Rosmini finiva cardinale, non avrebbe Rovereto alla novella del riaversi di lui inviato con lettera solenne il suo podestà a rallegrarsene all’antico suo parroco; non sarebbero potuti accorrere gli amici della sua giovanezza, quale occupato, quale povero, quale vecchio, quale infermo, ad abbracciare il condiscepolo ispiratore, il fratello padre, l’amico modello; e’ non avrebbe visto inginocchiato un vescovo chiedere la sua benedizione, dopo data la propria, inginocchiato appiè del suo letto insieme co’ figli unanimi pregare per lui e con lui
      . . . . . . . per quei che soffrono, per quelliChe fan soffrir per tutti . . .
      Alessandro Manzoni. Era nelle sorti di Dio che lungo le acque ove Carlo Borromeo ebbe la culla, abbia Antonio Rosmini la tomba; che là dove sorse limpido un astro di carità, un’altra luce di carità e di scienza e d’onesti dolori tramonti serena.
     
     
     
      XXXV.
     
      Ho detto de’ suoi figli unanimi; e qui per meglio dimostrare come la vita sua fosse tutta un’armonia preordinata dalla natura e dalla Grazia, e da’ suoi propri e presentimenti e voleri, rammenterò come dell’età di sette anni leggendo gli atti de’ martiri egli si commovesse a lagrime d’ammirazione e di tenerezza; come con altri fanciulli facesse nel giardino ritiri a modo di celle, a esercitarvi atti di pietà in solitudine compagnevole, ch’era appunto l’indole dell’anima sua, e conciliava le severe necessità dello spirito co’ soavi bisogni del cuore.


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Antonio Rosmini
di Niccolò Tommaseo
pagine 147

   





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