Gli mandò Pio IX la sua benedizione, e portarono al suo letto la loro, due di que’ Vescovi, nella cui concordia operosa egli poneva speranza della dignità della Chiesa, e il contrario piangeva. Benedizione eziandio gli fu la presenza di taluni di quegli amici, il cui consorzio ispirò l’anima sua da’ primi anni agli ultimi, onde nel libro scritto di sedici anni dipinge con la Filosofia sua nutrice l’Amicizia che gli presentano la Religione velata e sotto il velo lucente di stelle, ed essa Amicizia in veste candida distinta di fiori, e pronta a fare per lui ogni gran cosa; che lo stringe a sè con ghirlanda di rose e di gigli. E nella Logica, una delle ultime opere sue, e’ propone gli amici come aiuti scientifici alla scoperta del Vero; e bene era degno di trovare tali aiuti alla scienza egli che dice l’ingenuità e la franchezza resagli necessaria dalla sua indole. Il dì sedici di giugno dopo il consulto medico, gli si annunzia portargli una miglior medicina, ed egli, avvivandosi negli occhi, esclama: Che? il Manzoni è qui, e lo fate aspettare? conducetelo subito. - Si presero per mano, guardandosi fiso in silenzio; e il Manzoni: Ah! come trovo il caro Rosmini! E come sta? - Sono nelle mani di Dio, e però bene. Ma Lei, caro Manzoni, come mai venire da me in questo tempo! Temo la soffra. - Non so quel che non farei per vedere il Rosmini. - Eh già, Ella ha voluto fare atto di vera amicizia. E poi il Manzoni sarà sempre il mio Manzoni nel tempo e nella eternità. - Speriamo che il Signore La voglia conservare ancora tra noi e darle tempo da condurre a termine tante belle opere che ha cominciate: la sua presenza tra noi è troppo necessaria.
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