Questo re profferse pane e vino ad Abramo, come per segno che l’uomo deve a Dio e agli amici di Dio offrire le cose più necessarie e più veramente pregiate. E però Gesù Cristo, sacerdote sovrano della umanità offre sé stesso sotto le umili forme comuni di pane e vino; santificando e il cibo dello uomo e i lavori delle sue braccia e i frutti che gli offre la terra. Dunque il re che dicevo, benedisse Abramo così: «Benedetto sii, Abramo, dall’alto Dio che creò il cielo e la terra! E benedetto l’alto Iddio, la cui mercè tu hai vinto i nemici!». Ma il re della città dove Lot abitava disse ad Abramo: «Dammi la persona di coloro che hai salvi; e la roba, tienlati». Perchè il re di quella città si credeva poter pagare con robe il benefizio resogli, e sciogliersi dal debito della gratitudine: forse credeva così. Abramo rispose a lui: «Io levo la mano al Signore Iddio altissimo, ch’è il Signore del cielo e della terra; e affermo che nè un fil di roba nè un legacciolo di calzare io prenderò delle cose che sono tue: che tu poi non dichi: Abramo è arricchito da me». Non per orgoglio rispose così; ma perché si sapesse a che fine egli aveva fatto il bene, e perché quel re di quella città imparasse ad essere umile e grato; difficile cosa a imparare. Volle Abramo, però, che il vitto de’ trecendiciotto gli fosse pagato, e data parte della preda ai tre fratelli venuti seco, che stavano in quella valle di Mambre. Perchè l’uomo deve saper essere generoso per sè, non imporre agli altri gratuite fatiche nè danni.
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