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      Quando un uomo lo incontrò così perso per la campagna, e domandò che cercasse; Giuseppe rispose: «Cerco de’ miei fratelli: ditemi dove siano con le gregge». E l’uomo gli disse: «Son iti via. E intesi che dicevano: «Andiamocene in Dòtaim». Giuseppe, che conoscova anco quel luogo bene, andò dietro ai fratelli; e vide biancheggiare le pecore per la campagna, e conobbe le gregge del padre. I fratelli che lo aocchiarono di lontano, prima che s’avvicinasse, pensarono di dargli morte. E parlavan tra loro: «Ecco il sognatore che viene. Finiamolo, e gettiamolo nella cisterna vuota ch’è lì: e diremo: Una fiera se l’è divorato. E allora si vedrà quel che gli gioveranno i suoi sogni».
     
     
      III
     
      All’udir questa cosa, Ruben ch’era il fratello maggiore, che gli pareva come tenere vece di padre al giovanetto, s’ingegnava di liberarlo dalle mani loro, e diceva: «Non vogliate spegnere la sua vita. Mettetelo in questa cisterna ch’è qui in luogo deserto; e non vi contaminate di sangue». Così diceva, intendendo salvarlo dall’odio loro e renderlo al padre. Come Giuseppe fu giunto a’ fratelli, salutatili appena, gli si avventano, lo spogliano della lunga veste fattagli dal padre; e lo calarono in una vecchia cisterna ch’era senz’acqua, abbandonandolo alla pioggia, al vento, alle fiere, alla fame. Forse taluno di loro sentivano rimorso in cuore di quella crudeltà; ma temevano l’un dello altro, e si vergognavano d’essere pietosi. Lasciatolo là in quel fondo (e chi sa con che parole avrà chiesto misericordia, e domandato perchè gli facessero così, e nominato il vecchio padre; e essi si saranno forse inviperiti a quel nome?


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Esempi di generosità proposti al popolo italiano
di Niccolò Tommaseo
Edizioni Paoline
1966 pagine 258

   





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