». Presero la veste di Giuseppe; e, ucciso un capretto, la tinsero di quel sangue; e mandarono gente che la portassero al padre, dicendo: «S’è trovata: vedi se sia o no la veste del tuo figliuolo». Il padre la riconobbe, infelice, e disse: «È quella del mio figliuolo. Una fiera crudele l’uccise, una fiera divorò il mio Giuseppe». E si stracciò le vesti di dosso, e pianse il figliuolo suo lungamente.
Vennero tutti gli altri figliuoli, e facevano di consolarlo; ma egli non voleva sentire di consolazione, e diceva: «Scenderò in sepoltura, piangendo il figliuolo mio». Quel dolore era a’ fratelli rimprovero amaro: e è da credere che i più, e forse tutti, si pentissero sin d’allora del tradimento. E è da credere che Giacobbe, fra il dolor grande, sentisse la coscienza che lo riprendeva dell’aver troppo ciecamente prediletto Giuseppe, tuttochè buono e degno.
V
Giuseppe intanto fu portato in Egitto, e venduto a un grande ch’era nella corte del re, capo delle milizie. Perchè allora le creature umane vendevansi come bestie al mercato: e tuttavia in più parti del mondo si tiene questo mercato indegno; e lo tengono anche uomini che si chiamano cristiani e dabbene. Preghiamo Iddio che alla fine cotesta scelleraggine cessi; e che l’uomo ami l’uomo con rispetto, perchè senza rispetto non è società d’uomini, ma commercio e mandria d’animali.
Giuseppe fu dunque venduto a quell’Egiziano, da que’ mercanti. E Dio fu con esso; e gli riusciva in bene ogni cosa. Perchè dalle disgrazie, patite con coraggio e umiltà, Iddio fa nascere all’uomo buono consolazioni più grandi ch’egli non si ideava.
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