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      Onde disse: «Vo’ siete spioni. Venite per esplorare il lato debole di questo paese e rapportare a’ nostri nemici». Non so se Giuseppe facesse bene a fare pur le viste d’apporre ai fratelli colpa non vera, a chiamarli spie. Poteva forse provarli in altra maniera. Noi altri che non abbiamo nè patimenti nè i meriti di Giuseppe, dobbiamo guardarci dal voler impaurire e tener in sospeso la gente, anco che a noi paresse non buona; dobbiamo essere cauti a troppo fidarci degli uomini, ma più cauti ancora a non diffidare troppo.
     
     
      IX
     
      I fratelli di Giuseppe risposero: «No, non siamo spioni, signore; ma i servi tuoi sono venuti per comprarsi del pane che manca». Ed egli a loro da capo: «Non è vero, ma siete venuti a osservare dove il paese è meno difeso». Essi a Giuseppe: «Eravamo dodici fratelli, signore, servi tuoi figliuoli d’un uomo abitante in terra di Canaan. Il fratel minore è rimasto con nostro padre: quell’altro non vive più». A queste parole che gli annunziavano il buono suo vecchio padre vivo, e vivo Beniamino, pensate quel che Giuseppe provò nel suo cuore. Nondimeno stette alla dura, e disse: «Così è come ho detto io: siete spie. Voglio fare una prova sulle persone vostre. Voi non uscirete di qui sin che non venga qua anco il fratello minore, che dite. Vada un di voi, e lo conduca da me, e voi starete prigioni insin che si vegga se siano vere o false le cose che dite. Se false, senz’altro voi siete spie».
      Li tenne rinchiusi tre dì: il terzo giorno li levò di carcere, e dice: «Fate al modo che ho detto.


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Esempi di generosità proposti al popolo italiano
di Niccolò Tommaseo
Edizioni Paoline
1966 pagine 258

   





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