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      E come non perdonare a chi adora il medesimo Dio che adoriamo noi, che adoravano i nostri padri? Li fece dunque Giuseppe venire; non già per dolersi della lor diffidenza, che anzi li ringraziava in cuore, che gli aprissero i dubbi loro, perchè a lui fosse più facile assicurarli. Vennero i suoi fratelli e gli s’inchinarono supplichevolmente, dicendo: «Siam servi vostri». Ed egli: «Fratelli miei non temete. Alla volontà di Dio come possiam noi resistere? Voi pensaste di farmi del male: Dio me lo volse in bene, siccome vedete, acciò ch’io giovassi molta gente, e anche voi. Non temete. Avrò cura di voi, e dei figliuoli vostri». E li consolò con soavi parole. Nè mai si disdisse co’ fatti: chè fu verso la famiglia del padre suo sempre fratello di cuore.
     
     
     
      PIETÀ PRUDENTE
     
      Giuseppe aveva più di cent’anni quando morì. Morirono anche i figliuoli di Giuseppe e de’ fratelli; e la stirpe di Giacobbe si era in Egitto venuta moltiplicando in numero e in ricchezza, come pochi e sparsi alberi che via via si distendono in grande foresta. Quello che molto potè a far che prosperi la nazione novella, fu la concordia in cui vivevano, e la vita in campagna, al sole aperto, lungo l’acque correnti, vita modesta e operosa. La memoria di Giuseppe e de’ benefizi dal suo governo resi all’Egitto s’era, coll’andar del tempo, illanguidita, come l’armonia d’una voce che va, e va, e poi si perde. Succedette dunque dopo tanti un certo re che non sapeva nemmeno chi fosse questo Giuseppe: e vuol dire ch’egli era un re che non si curava di sapere la storia del paese, e che, non sapendo la storia del paese, non lo poteva nè ben governare nè amare veramente.


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Esempi di generosità proposti al popolo italiano
di Niccolò Tommaseo
Edizioni Paoline
1966 pagine 258

   





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