Finalmente, stanchi i sudditi di Faraone, quantunque avvezzi a servire alle follie scellerate di colui, finalmente stanchi gridarono: «A che gioco giochiamo? Fino a quanto s’ha egli a soffrire noi? Lasciate pure che cotesti uomini se ne vadano e facciano al Dio loro le cerimonie». Fu dunque richiamato Mosè con Aronne e il re disse loro: «Ite pure e sacrificate. Ma quanti avete a ire?». Rispose Mosè: «Co’ bambini nostri, co’ vecchi anderemo, co’ figliuoli e con le figliuole, con le gregge e gli armenti: perchè solennità del Signore Dio nostro è questa che dobbiam celebrare». Disse il re: «Se Dio v’aiuti, ma come volete voi ch’io vi lasci ire con le vostre famiglie? Chi non vede che voi rivolgete in mente qualche perfida cosa? Così non sarà. Andate soli, voi uomini, e fate sacrifizio quanto volete». E li cacciò via. Allora nuovi flagelli. E allora il re a confessare di nuovo il suo peccato: «Ho peccato contro il Signore Dio vostro, e contro di voi». Questi poveri calpestati, e’ li nomina subito dopo Dio; dacchè li vede da Dio difesi tanto potentemente. Certe anime abiette non riconoscono il pregio nè il diritto altrui non per via del terrore: la forza è l’interprete che deve a costoro interpretare le parole della verità nel suo linguaggio tremendo. «Ho peccato, diceva: Chiedete remissione». E quando il flagello ristette alle preghiere di Mosè; e il re di nuovo a negare. Allora nuove calamità. E il re di nuovo li chiama e dice: «Andatevene; e vadano i vostri bambini con voi; non rimangano che le gregge e gli armenti». Mosè voleva condurre via gli animali; e il re tristo e sciocco non lasciava che se n’andassero via gli animali; e gli disse quasi foss’egli l’offeso e l’annoiato, e Mosè il mancatore e l’impronto: «Via di qua (disse); e bada bene di non più comparirmi dinnanzi.
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