E s’accinse a inseguire gli Iraeliti con cavalli e con carri, e con gran forza d’armi. Ma i figli d’Israello passarono il mare, maravigliosamente apertosi, lo passarono a piede asciutto; e gli Egizii, volendo tenere lor dietro, tutti quanti affogarono. E Mosè con tutto il popolo cantò un inno a Dio che li aveva prodigiosamente dalla lunghissima servitù liberati.
Levatisi dalla riva del mare, camminarono tre giornate per un luogo arido e solitario: poi vennero in Mara; poi in Elim, luogo ameno, con dodici fonti d’acqua viva, e giro giro settanta alberi grandi di palme. E lungo le acque spiegarono tutti le tende. E mossisi da Elim, vennero al deserto di Sin, ch’è tra Elim e il monte Sinai; chè erano dall’uscita d’Egitto passati quaranta cinque giorni. E perchè la grande moltitudine, con tanti impedimenti ch’ella aveva, muoveva molto lentamente, Mosè pensò di mandare intanto nella terra di Madian Sefora sua moglie co’ due figliuoli, che vedessero i loro parenti per l’ultima volta su questa terra. Ci andò Sefora, consolata della libertà novella del popolo d’Israello, e delle grandi cose che aveva operate Iddio per la mano di suo marito, di quell’uomo che ella incontrò fuoruscito e poveretto al pozzo dell’acqua viva, e un atto generoso fu pegno del loro amore. Andò consolata Sefora di ciò, ma dolente che più non vedrebbe nè la casa ove nacque, nè i monti noti.
SCOMPARTIRE E COMUNICARE I DIRITTI
Or quando Mosè ebbe col popolo ebreo spiegate le tende, appiè del monte Sinai, ecco Sefora che, distaccatasi da’ suoi, gli ritorna co’ due figliuoli; e Ietro veniva con loro, il suocero di Mosè. Avutane novella, Mosè gli andò incontro; e lo baciò con affetto così rispettoso come suol essere l’affetto vero; e si dissero cordiali parole.
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