E per questo, che dobbiam rispettare il nome di Dio, egli comanda per Mosè di non mai dire il falso, perchè Dio è verità. E in un luogo della Legge unisce insieme i tre seguenti precetti con ammirabile sapienza: «Non rubare - non mentire - non ingannare il tuo prossimo»; per insegnare che il bugiardo è un ladro, il quale tende a rubarci il conoscimento del vero, il più necessario bene nostro.
Molto più abbominevole è la bugia quando trattasi di testimonianza falsa, fatta per nuocere a persona innocente. E badiamo che non son falsi testimoni coloro soltanto che si presentano in giudizio per questo; ma falsi testimoni, più rei o meno, son tutti che affermano a danno o al disonore degli altri cosa che non sappiamo di certo essere vera. E però nel conoscere il vero dal falso, segnatamente laddove si tratti d’aggravare i fratelli, andiam circospetti: non corriamo dietro alla turba degli stolti (stolti ancora più che cattivi) i quali, al sentire cosa che possa far torto altrui, prestano fede subito, e l’abbracciano come lieta novella, quasi che il male sia cosa da consolarsene; quasichè l’accusato non sia un uomo anch’esso, partecipe della natura nostra; onde la vergogna di lui, se non siamo snaturati, viene a essere nostra.
COME PROVVEGGANO ALLA DIGNITÀ DELL’UOMO LE FESTE
«Ricordati di santificare la festa. Sei dì della settimana lavorerai; il settimo giorno è la festa del Signor Dio tuo. Perchè ne’ sei giorni Dio fece il cielo e la terra e il mare, e tutte le cose che sono in quelli; e al settimo l’opera fu compiuta»
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