E Giosuè benedisse al popolo d’Israello: poi lesse del libro della legge dettato da Mosè; e l’ascoltavano co’ guerrieri i giovanetti e le donne.
ILA SPERANZA GENEROSA
Ora vo’ raccontarvi una storia che vi mostri quanto possa, anco per il prospero e onorato riuscimento delle cose del mondo, una speranza coraggiosa insieme e paziente, che nè si lascia inebriare nè si addormenta, che sa operare e sa attendere, che pone in atto le proprie forze intanto che fida nella Provvidenza Divina (e qui noteremo che Provvidenza Divina i nostri vecchi solevano scriverla con lettera maiuscola, e che così la scrive anche il Conte di Cavour con Vittorio Emanuele per distinguerla da quell’altra provvidenza della civiltà(5), che è una personificazione rettorica, anzi una figurina mitologica, venuta di corto delle selve d’Arcadia, alla quale arderanno incensi gli schiavi in America, gli Africani che scapparono al fumo e alle fiamme del generale Pelissier, i Polacchi in Siberia e in Polonia, gl’irlandesi in Irlanda, i Cattolici in Isvezia, i Francesi a Caienna. E se voi domandaste qual sia l’idoletto mitologico, se la civiltà propriamente o la sua provvidenza, o siano due idoli in uno; io vi risponderei che a noi basta sapere che questa provvidenza, e questa civiltà, modeste e semplici come gli Dei d’Egitto, si contentano d’una lettera minuscola e vi pregherei di lasciarmi chiudere la parentesi poichè già m’accorgo che incominciare la narrazione da una digressione non è secondo le regole.
Era il popolo d’Iraello non lontano dalla terra promessa; e Mosè propose d’inviare dodici de’ principali, uno per ciascuna tribù, che vedessero quale fosse il paese, e quali i popoli che l’abitavano; se gente robusta o dappoco, se le città munite o sguernite, se pingue o sterile il suolo, se ignudo, o ricco di piante.
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