III
Dunque nell’anno quarantesimo, il primo dì dell’undicesimo mese, Mosè, vecchio di cenvent’anni, radunò tutto il popolo, e rammentò come Dio li avesse per mezzo ai pericoli, fuor della servità altrui e de’ lor proprii errori, pietosamente portati nel modo che padre fa il suo bambino; come misurato a ciascun d’essi il cibo e la vita; come, giunti presso alla meta dell’ammirabile peregrinazione, proponessero d’inviare chi vegga la terra, e additi la via, e gli ostacoli da superare e le agevolezze. - «La parola mi piacque. Furono inviati i dodici; e considerarono il paese dalla montagna alla Valle del grappolo. Ma più di quei messaggi atterrirono il cuore del popolo; e gridò: “Il Signore odia noi”. E però coloro che temevano ai loro figliuoli teneri schiavitù, sono morti; e voi sapete che quelli che allora erano bambini che non discernevano tra il bene e il male, a quelli Iddio serbava il possesso della terra agli altri negata. Dallo scoramento trascorrendo all’audacia, pretesero ottenere di colpo e per loro merito il bene dinanzi disperato dalle mani di Dio onnipotente. Parlai; non udirono: gonfi di superbia, ascesero; furono inseguiti come uno sciame d’api. E a me disse Iddio: Nè tu pure entrerai in quella terra. Ascendi il monte, e riguarda di lontano: ma il fiume non lo passerai. Giosuè è l’uomo eletto: tu esortalo, e lo corrobora; che a lui toccherà partire tra i figli dell’esilio la terra».
E Mosè, prima di morire, impose le mani a Giosuè, senz’astio e senza rammarico; e il popolo riconobbe Giosuè per suo capitano, e gli disse: Ubbidiremo.
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