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      Anche quello che ci è giustamente dovuto, si può ingiustamente rivendicare e tenere; e troppi vediamo gli abusi così della proprietà privata come della pubblica potestà. Quindi pretesto e tentazione ai furti e alle rapine, alle incursioni e alle dominazioni violente: le quali, alla volta loro, si fanno fornite di rappresaglie e discordie e rivoluzioni: e, dall’un lato e dall’altro trovandosi una porzione di diritto staccata dal dovere, ciascuno grida sè legittimamente invasore o legittimamente ribelle. Le minacce che precedono allo scoppio della violenza, possono farcisi avvertimenti salutari: e le rivoluzioni sono rivelazioni della giustizia oltraggiata.
      Più fruttuosa moralità della storia si è questa che i vantaggi ottenuti o coll’armi o col senno, non basta esserseli nell’origine meritati; bisogna continuare tutti i dì a meritarseli nell’opera perseverante dell’onesta fatica e del retto pensiero e delle affezioni e delle opere generose. Bisogna coltivare il terreno conquistato, come coltivasi un campo, che dia frutti, e non pruni; che le acque ci corrano salutifere, non giacciano in stagno che ammorbi. Bisogna tener nette le mani che reggono le sorti de’ popoli, come tengosi nette le mani che aiutano a lavorare e a mangiare, per decenza e per sanità, per rispetto e degli altri e di sè. Or quando un popolo o un governo viene a soprapporsi all’altro egli è dalle leggi di natura, nonchè dalle morali, obbligato a dare o a ricevere qualche cosa: non parlo del prendere oro e terreno, del distribuire busse e schiaffi; ma dico del dare o del ricevere alcuna cosa di buono e di vero.


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Esempi di generosità proposti al popolo italiano
di Niccolò Tommaseo
Edizioni Paoline
1966 pagine 258