Ma questo è da notare altresì, che Israello poteva con insidie e con frodi seminando tra essi discordia promettendo liberazione dai loro tiranni, o altri vantaggi, tendere di attrarli a sè, per poi dominarli; e non degnò: stette nell’aperta via che gli segnavano i suoi destini, e per quella procedette diritto senza deviazioni infide. Poteva altresì collegarsi con altri stranieri per vincere; ma non volle: ebbe fede nel proprio avvenire.
VII
Ritorniamo alla nostra storia, a vedere il premio della speranza longanime onesta. Càleb figliuolo di Jèfone venne a Giosuè figliuolo di Nun, conducitore del popolo d’Israello, e gli disse: «Tu sai come, quando Israele camminava per la solitudine, Mosè, uomo di Dio, mandasse me teco da Cadesbarne; e come noi recassimo il vero, e come i dieci altri fratelli nostri dissolvessero il coraggio del popolo; e come Mosè, servo di Dio, dicesse: La terra che il tuo piede ha calcata, sarà in possessione a’ tuoi figli. L’udisti anche tu. Io allora ero di quarant’anni; e son già corsi quarantacinque anni dacchè Dio ha parlata questa parola. La vigoria di quel tempo sino ad oggi persevera in me tanto a combattere quanto a andare, e mi sento così valido com’ero a quegli anni. Or, perchè io ho fedelmente seguito il Signore Dio mio, dammi, Giosuè, il monte d’Ebron, là dove sono città grandi e munite; che sia eredità de’ miei figli». Giosuè lo benedisse, e gli assegnò quel paese, consentendo Eleazaro e i capi delle famiglie, e la moltitudine tutta quanta.
VIII
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