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      Sin dal primo sentiva ben egli lo sdegno della ingiustizia straniera, sentiva nel proprio braccio e nel senno la forza di poter ripulsarla; ma non fidò nelle forze proprie di sè solo, non si arrogò autorità, non fomentò prematuramente le ire, non irritò le speranze, non sospinse i deboli incautati sotto il ferro nemico, per crescere a sè diritti, per mettere in mostra i diritti del popolo suo, troppo già manifesti. Siccome un tempo il suocero nella solitudine e nella contradizione, Otoniele tenne ferma la credenza e i propositi propri; aspettò la salute, l’aspettò non inerte e non baldanzoso. E il dì della salute venne; e senza ch’egli con grida o con maneggi o con promesse attragga a sè gli occhi degli accorati speranti, gli occhi tutti si volgono a un tratto in lui, tutte le voci lo acclamano capitano.
      Si trovò non eletto per carpiti suffragi, ma fatto: assunse la datagli potestà con arbitrio di guidare le cose a suo senno: non presumette l’arbitrio, e non ne abusò. Quel Dio che suscita dalle pietre i suoi credenti, suscita dalle tenebre i salvatori del popolo suo; il Creatore li crea.
      Combattettero; lo straniero fuggì. Otoniele rimase giudice della nazione liberata, non dittatore, nè re. Giudicare, ne’ tempi antichi, era il medesimo che governare: e in verità, chi non giudica, non governa; e chi può mutare la legge o contrapponendole nuove leggi che la infermino, o infermandola nell’eseguirla a capriccio, costui, comunque si nomini, è più che re. Ma ne’ popoli sani e in paese non vasto è giudice in assai cose il governante supremo; applicando e facendo eseguire la legge, la sente maggiore di sè; egli è il primo dei sudditi.


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Esempi di generosità proposti al popolo italiano
di Niccolò Tommaseo
Edizioni Paoline
1966 pagine 258

   





Otoniele Dio Creatore