Entrarono soli in una stanza; e Aod con la mancina si tolse dal fianco destro la spada e gliela cacciò nella grassezza del ventre con tanta forza che lo passò da banda a banda, e il pomo entrò dentro nelle budella, e il seggio reale s’empì tutto di sterco. Nè trasse dalla ferita la spada, ma gliela lasciò in corpo così; e, chiuso di dentro l’uscio della sala, se n’andò per la porta di dietro. I servitori del re, dopo alquanto aspettare, parendogli l’udienza molto lunga, vennero; ma, trovando chiuso, si guardarono in faccia, e dissero: «Forse che Sua Maestà andrà del corpo». Aspettano ancora un buon pezzo; ma, vedendo che nessuno veniva ad aprire, apersero di forza, e trovarono il signor loro disteso per terra morto. Aod intanto in quella confusione ebbe campo a fuggirsene; e passò di là dal luogo degl’idoli, ond’eran venuti. E venne in Seirat: e subito s’udirono i suoni della tromba di guerra: e i figliuoli d’Israello discesero armati, egli primo. E corsero al passo del Giordano, là dove il paese degl’Israeliti va in quel di Moab, per chiudere il passo ai Moabiti tutti, ch’erano dispersi in mezzo agli Ebrei, come soldati o guardie o magistrati o aguzzini o riscuotitori di taglie. Allo squillar delle trombe sentirono i Moabiti il pericolo, perchè la coscienza con più alto suono d’ogni tromba gridava loro nell’anima i torti che per diciott’anni egli avevano fatto al popolo d’Israello. Fuggivano dunque: e come, nello sciogliersi delle nevi, i ruscelli concorrono a ingrossare il già gonfio fiume, così questi sciagurati da tutte le bande concorrevano verso il passo del Giordano; e volavano con gli occhi dall’altra parte sicura; e quanto avrebbero desiderato non aver mai varcate quelle acque per farsi carnefici o satelliti!
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