Ma il pentire era tardo Altri raggiunti nel corso, ancora molto lontano dal fiume; ad altri non valse il cavallo nè il carro, chè le saette de’ poveri, dinanzi insultati, li coglievano con volo certo; altri sull’orlo dell’acque attesi dalla spada nemica, le facevano rosse di sangue; altri nuotando col peso dell’armattura, affogavano in mezzo a’ vortici; ad altri le braccia e i piedi de’ compagni, nuotanti intorno e fitti, erano inciampo e morte. Molti caddero combattendo. Circa diecimila Moabiti perirono, tutti robusta gente. E Moab fu scornato: e Israello per bene ottant’anni rimase libero.
Certamente che, se quell’Eglon, re grasso e cattivo, non era nemico del popolo d’Israello; se non lo teneva sotto per marcia forza; non l’avrebbe Aod potuto punire di morte senza macchia di viltà e di tradimento. Oltre a questo, doveva l’uccisore essere sicuro che il suo atto non sarebbe tornato in male all’infelice sua patria. Oltre a questo, e’ doveva credere fermamente che miglior modo non c’era a salvarla dalle ingiurie nemiche. Oltre a questo, bisognava consumare il terribile sacrificio senz’odio nel cuore, senza pensiero di sè, per pietà de’ fraterni dolori, acciocchè agli oppressori e agli oppressi risparmiassesi colpe peggiori di quel che sia l’omicidio anche ingiusto. Bisogna aver ragione; bisogna sapere che questo spediente non porterà più gravi malanni: e allora il dar morte a un nemico per pietà della patria può essere lecita cosa(8). Ma queste condizioni sono, a trovarsi insieme tutte, assai rare.
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Moabiti Moab Israello Eglon Israello Aod
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